Come ispettrice dell’Orchestra Haydn, anche Nancy Spinel è ben consapevole del ruolo rivestito dalla Fondazione che la gestisce: “È un’istituzione che diffonde cultura: fra i nostri compiti c’è quello di coltivare l’educazione musicale, soprattutto tra i giovani: un valore importante, per il recupero di una dimensione umana che purtroppo si sta perdendo” afferma così nella nostra intervista. Insieme a Nancy c’è anche spazio per parlare del suo lavoro…e di perché continua ad essere una passione da ormai 17 anni!
La ricetta della felicità
Pubblicato
Giovedì
1 agosto 2024
Rovigo
20.30
Nancy, ti puoi presentare brevemente?
Mi chiamo Nancy Spinel, ho 49 anni, sono nata e cresciuta a Bolzano e mi piace definirmi “cittadina del mondo”. La mia più grande passione sono infatti i viaggi: ho lavorato come assistente di volo e appena posso parto all’esplorazione di nuove mete. Da qualche anno sto frequentando una scuola di dinamiche relazionali e counselling. Ho sempre avuto un’inclinazione all’ascolto, mi piace aiutare le persone e questa scuola mi sta dando gli strumenti per farlo nel modo corretto; è molto utile anche nella mia professione di ispettore d’orchestra e mi piacerebbe, una volta ottenuto il diploma, poter lavorare anche con i musicisti.
Da quanto tempo sei ispettrice d’orchestra Haydn?
Lavoro per la Fondazione Haydn dal luglio 2007. Sono appassionata di musica classica e di opere liriche fin da piccola: ho studiato per dieci anni chitarra classica e poi violino presso l’Istituto Musicale Vivaldi della mia città. Per mantenermi gli studi ho lavorato come capo maschera all’Auditorium di via Dante. Questo mi ha permesso di conoscere bene l’ambiente musicale e dopo qualche anno, quasi per caso, sono approdata alla Fondazione Haydn come Ispettore d’orchestra sostituendo inizialmente una collega in maternità. Non conoscevo quasi nulla di questa professione, ma ho avuto fin da subito la sensazione di aver sempre fatto questo lavoro che ho amato e amo tutt’ora dopo 17 anni.
Quali sono i compiti specifici di un ispettore d’orchestra?
L’ispettore d’orchestra, insieme al tecnico di palcoscenico, è inquadrato nella compagine tecnica della Fondazione. È una figura che fa da ponte tra l’orchestra e l’amministrazione; mi piace definirmi come un “regista che opera dietro le quinte”. Mi occupo di una parte prettamente tecnica, che spazia dalla logistica ai sopralluoghi tecnici nelle location nelle quali vengono effettuati i concerti, alla predisposizione di schede, dove indichiamo nei minimi dettagli tutte le esigenze tecniche per la riuscita ottimale di un evento musicale (sedie, leggii, luci, dimensione del palco, orario di allestimento, orario di arrivo dei musicisti ecc.). Mi occupo anche del reperimento di svariati strumenti musicali e della preparazione del materiale musicale che i professori utilizzano in primis per lo studio e poi sui loro leggii durante prove e concerti.
Seguo l’orchestra durante le prove in Auditorium a Bolzano e nelle varie tournée. Mi occupo poi dell’accoglienza di direttori e solisti e del coordinamento sul palco di tutta la compagine artistica, sia durante le prove che durante i concerti. È una macchina meravigliosa che deve lavorare in sinergia per raggiungere il miglior risultato possibile!
Cosa ami di più del tuo lavoro?
È un lavoro di relazione; quello che amo profondamente della mia professione sono le relazioni umane. Ci vuole rispetto, comprensione, delicatezza e soprattutto ci vuole empatia, il saper mettersi nei panni altrui; è importante sapere quando è il momento giusto per parlare o fare una domanda, ma è altrettanto importante riconoscere quando è il momento di non dire assolutamente nulla. Offriamo al pubblico “emozioni” e tutti devono poter essere messi nella condizione di lavorare al meglio e di salire sul palco nel modo più sereno possibile.
Dove vedi le maggiori sfide?
Non amo la parola “sfida”, ma soprattutto non vedo alcuna sfida da affrontare; ho la fortuna di fare una professione che amo profondamente e che non vivo come un “lavoro” ma come una “passione”. Questo mi permette di farlo al meglio anche quando ci sono delle difficoltà e mi permette soprattutto di trasmettere a chi mi sta accanto, sia sul lavoro che nella vita privata, questo amore e questa dedizione.
Quali obiettivi ti sei posta a livello personale?
Non ho obiettivi specifici; mi auguro di poter continuare a fare ciò che mi piace e che mi dà grandi soddisfazioni così come nel presente anche nel futuro: credo sia un po’ questa la “ricetta” della felicità.
Cosa apprezzi della Fondazione Haydn?
Ho generalmente sempre trovato nella Fondazione un ambiente positivo nel quale ho avuto la possibilità di esprimere me stessa e le mie attitudini con piena fiducia da parte dei colleghi.
Che importanza attribuisci alla Fondazione per la regione Trentino-Alto Adige?
È una realtà molto importante per la diffusione della cultura musicale; è importante coltivare l’educazione musicale, soprattutto tra i giovani, perché ritengo che sia un grande valore aggiunto per il recupero di una dimensione umana che purtroppo si sta perdendo.
Anche tu suoni uno strumento? Se sì, quale?
Ho studiato chitarra classica e violino, ora non li riesco però più a suonare per mancanza di tempo.
Con chi della Fondazione vorresti scambiarti di ruolo per un giorno? E perché?
Visto che il mio lavoro mi porta a essere sempre dietro le quinte, mi piacerebbe per un giorno essere un professore d’orchestra durante un concerto sinfonico. Sarebbe bello sperimentare cosa si prova quando si sale su un palcoscenico ed esibirsi davanti a un pubblico!