Quel genio di Chaplin

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Giovedì
30 settembre 2021

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Musica e cinema è un binomio affascinante, ricco però anche di insidie. Lo sanno soprattutto quei compositori, anche famosissimi, che con certi registi hanno avuto rapporti non facili, finendo persino per vedersi rifiutata la propria musica non ritenuta adatta alle immagini. Ne sapeva qualcosa in merito anche uno come Morricone.

Certo è che la musica può donare alle immagini una forza ulteriore: ne era ben consapevole anche un regista e attore geniale come Charlie Chaplin che, sin dai tempi del cinema muto, si ingegnò anche nelle vesti di compositore delle colonne sonore delle proprie creazioni filmiche; e con risultati non di poco conto, se non addirittura pregevoli. È il caso di Modern Times (Tempi Moderni) film del 1936 scritto, diretto e interpretato nelle vesti di Charlot, nonché appunto musicato da Charlie Chaplin. Un capolavoro del cinema, con la cui proiezione si apre, a Bolzano il 22 ottobre e a Trento il 25 e 26, la Stagione Sinfonica dell’Orchestra Haydn. L’orchestra ne eseguirà le musiche sotto la direzione dell’americano Timothy Brock, direttore d’orchestra e compositore con profonda conoscenza delle musiche del XX secolo, in particolare della prima metà, e specializzato nella sonorizzazione di film appartenenti alla gloriosa era del cinema muto.

TIMOTHY BROCK: DIRETTORE E “RESTAURATORE”

Nel 1999 la Fondazione Chaplin chiede a Timothy Brock di restaurare la partitura originale di Modern Times: da quel momento inizia una proficua collaborazione tra la famiglia Chaplin e la Cineteca Nazionale di Bologna che ha portato al restauro delle musiche originali di tutti i capolavori di Charlie Chaplin, che Brock ha poi eseguito praticamente in tutto il mondo.
In uno scritto che reca la firma dello stesso Brock si entra in profondità nell’arte del Chaplin compositore portando a galla molti dettagli sulle musiche di Tempi Moderni, secondo film per il quale il regista scrisse le musiche, dopo City Lights (Luci della Città) che funse da base di lancio per la carriera musicale chapliniana.
Nel suo scritto Brock afferma senza mezzi termini che Modern Times rappresenta per Chaplin l’apice della sua carriera di compositore:

 

«C’è un grande salto di livello dalla sua precedente partitura City Lights, riconducibile anche alla differenza degli organici: la prima è per una “banda da ballo” con meno di 30 musicisti, la successiva è per un’orchestra di 64 musicisti. Come City Lights, Modern Times uscì come film sonoro con solo musica e occasionali effetti sonori registrati. Tuttavia, a differenza di City Lights, Modern Times contiene delle linee di dialogo, anche se usate come effetto sonoro (ad esempio i monitor e gli altoparlanti della fabbrica e la radio del direttore della prigione), con un’eccezione: verso la fine del film, Chaplin canta la popolare canzone Titina di Léo Daniderff, segnando così anche la nascita universale della voce di Charlot».

Brock
Brock

LA TRAMA

Il film narra le vicende di un operaio addetto alla catena di montaggio di una fabbrica: i forsennati ritmi di lavoro lo porteranno alla follia. Per una casualità, sarà poi scambiato per un istigatore di sommosse sociali, finendo quindi in prigione, uscito dalla quale si imbatterà in una ragazza di strada che ruba per sfamarsi. L’incontro significherà la salvezza per entrambi.

Modern Times è, quindi, una critica al mito della società moderna e affronta tematiche che si riversano inevitabilmente nell’attualità: i persistenti conflitti sociali, unitamente ai sempre più evidenti mutamenti climatici, sono aspetti di una società globale che paga l’alto prezzo della sua ansia di modernità.

LA COLONNA SONORA

Tornando al Chaplin compositore, si rileva la grande capacità di tradurre lo spirito dei suoi personaggi in musica. Per esempio, come osserva sempre Brock: «La musica che accompagna la ragazza di strada è veloce e impulsiva, simbolo di una gioventù energica, mentre quella del padre disoccupato è un motivo di archi scuri che alla fine sfocia nel più tetro degli accordi. L’omicida e corpulento compagno di cella di Charlot è introdotto minacciosamente dagli archi più bassi e dal fagotto, ma quando riprende a ricamare delicatamente, viene accompagnato da una leggera gavotta».

La colonna sonora di Modern Times fu registrata a Los Angeles nell’arco di un mese, dal 17 novembre al 18 dicembre 1935. Per compiere la complessa operazione Chaplin venne coadiuvato dal direttore d’orchestra Alfred Newman, dall’arrangiatore Edward Powell e da David Raksin, anch’egli autore di musiche per il cinema.

Come è ben noto, le musiche di Modern Times avrebbero prodotto una piccola grande creatura destinata a una vita autonoma: al brano che fa da traino alla colonna sonora, John Turner e Geoffrey Parsons aggiunsero nel 1954 un testo, dando così vita a “Smile”, canzone diventata celebre nell’interpretazione di Nat King Cole. Con “Smile” si sarebbero poi cimentati un’infinità di artisti pop e jazz. Qualche nome: Tony Bennett, Eric Clapton, Michael Jackson, Barbra Streisand, Stevie Wonder, Lady Gaga, Elvin Costello, il brasiliano Djavan, persino eroi del grunge come i Pearl Jam e il nostro Franco Battiato. Ma questa è un’altra storia, o quasi.

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